Solo a vedere in attività i mezzi mentre scavavano e interravano di continuo vicino a casa mia, andavo in visibilio, tant'è che mia madre viveva con l'angoscia che potessi avvicinarmi troppo e cadere in una delle buche profonde, realizzate per poter interrare i rifiuti provenienti dallo stabilimento "Mira Lanza" tramite un tale soprannominato "Memi",che con il suo camioncino rosso mod "OM Lupetto" faceva spola un paio di volte al giorno e varie persone si contendevano a volte litigando, il territorio sul quale rovistare per poter recuperare tra vari tipi di rifiuti qualche pezzo di sapone che per diversi motivi era considerato non vendibile e quindi scartato. A volte la "raccolta" andava bene e si vedevano visi conpiaciuti di chi aveva nel garage di casa scorte di detersivi e saponi per i prossimi 30 anni, altre volte invece arrivava il guardiano allontanando i pretendenti e seguiva una ruspa a interrare tutto il "ben-di-dio"
A questo spettacolo avevo ormai fatto l'abitudine e con qualche amichetto mi recavo nella "BUSA" con la fionda a caccia di lampadine e tubi al neon che galleggiavano nel liquame nerastro che ristagnava a qualche metro dalla zona di raccolta. Certi giorni, in condizioni di bassa pressione si avvertivano da casa degli odori da far girare la testa e malgrado ciò la raccolta continuava.
L'escavo era partito dalla zona più vicina alla fabbrica per arrivare fino a quella che ora è la zona che incrocia via S. Antonio con via Fornace, posto in cui la "BUSA " aveva dimensioni di una trentina di metri di diametro per una profondità di cinque/otto, nella quale periodicamente compariva l'escavatore a interrare vecchi rifiuti e aprire nuovi varchi liberi nel terreno/fanghiglia attiguo.
Tutto questo accadeva durante gli anni 70 poi, nei primi 80 si è visto trasformare quello che prima era un territorio demarcato con qualche cartello "proprietà Mira Lanza" in una zona non più accessibile perchè vi fu eretta una mura alta circa quattro metri della quale ve ne esiste ancora un piccolo spezzone.Finita la cuccagna, non si poteva raccogliere più nulla....Ricordo addirittura che tra le giunture delle lastre di cemento furono stuccate le fessure per poter impedire di osservare quello che accadeva dalla parte interna. Abitando a qualche decina di metri non potevo però fare a meno di udire di tanto in tanto il rumore di qualche mezzo operatore in azione. Si videro poi spuntare dalla parte interna alla mura di recinzione le cime di alberi piantumati forse per dare l'immagine di un'oasi.
Finirono gli anni 80 con una situazione di crisi dello stabilimento che dopo varie vicissitudini fu risolta modificando il tipo di produzione, chiudendo alcuni reparti, importando materie prime da altri stabilimenti e stringendo alcuni accordi con l'allora amministrazione comunale "Volpe" che prevedeva tra le tante cose, anche quella di arretrare lo stabilimento dal Naviglio del Brenta e la creazione di un magazzino che rendeva necessario un collegamento per il traffico pesante senza gravare sulla già trafficata SS 11.Fu cosi che nei primi anni 90 si udirono altri mezzi in azione e dopo qualche mese di intensa attività si vide oltre la mura la sagoma del magazzino,quella della Daina, e l'Incotex; poi alla fine fu tolta la mura.
Mi ricordo che quando erano iniziati i lavori scoppiarono delle polemiche sulla legittimità di costruire sopra un sito di discarica e a tal proposito uscirono degli articoli sui giornali, forse facendo delle ricerche si può risalire a qualche altro dettaglio e nome.